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170 parte ii - capitolo ii


Franco, che non poteva soffrire le disquisizioni psicologiche, passò accigliato col suo annaffiatoio vuoto per andare nel giardinetto e pensò; «poi vi sono anime che rompono l’anima.» Lo zio, del resto un po’ sordo, rideva con la Maria. Luisa, passato che fu suo marito, disse piano: «Poi vi sono anime che vivono come se vi fosse la sola vita futura nella quale non credono; e di queste ve n’è una.» Il professore trasalì e la guardò senza dir nulla. Ella stava cercando nella matassa della pesca un filo doppio, a occhiello, per farlo passare. Non vide quello sguardo ma lo sentì e si affrettò a indicar col capo lo zio. Aveva ella pensato proprio a lui nel dir quello che aveva detto? O vi era stata nel suo pensiero una occulta complicazione? Aveva pensato allo zio senza un vero convincimento, solo perchè non osava nominare, neanche nel pensiero, un’altra persona cui le sue parole potevano riferirsi più giustamente? Il silenzio del professore, lo sguardo scrutatore di lui, non incontrato ma sentito, le rivelarono ch’egli sospettava di lei stessa: per questo accennò frettolosamente allo zio.

«Non crede nella vita futura?» mormorò il professore.

«Direi di no» rispose Luisa e subito si sentì nel cuore un rimorso, sentì che non aveva sufficienti ragioni, che non aveva il diritto di rispondere così. In fatto lo zio Piero non s’era curato mai di meditare sulla religione: egli compenetrava