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294 parte ii - capitolo viii

povero me! Oh che asino!» senza tuttavia comprender bene quale asinata avesse commesso. Luisa si buttò sul parapetto verso il lago, a guardare nell’acqua. Balzò su a un tratto, battè il dorso della destra sul palmo della sinistra, il suo viso s’illuminò. «Mi conduca nel Suo studio» diss’ella. «Posso lasciar qui Maria?» Il professore accennò di sì e l’accompagnò, tutto palpitante, nello studio.

Luisa prese un foglio di carta e scrisse rapidamente:

«Luisa Maironi Rigey fa sapere alla marchesa Maironi Scremin che il professore Beniamino Gilardoni è un ottimo amico di suo marito e suo ma che ne fu disapprovato per l’uso inopportuno di un documento destinato a sorte diversa; che perciò nessuna comunicazione si attende nè si desidera da parte della signora marchesa.»

Com’ebbe scritto, tese silenziosamente la lettera al professore. «Oh no!» esclamò il professore dopo aver letto. «Per amor del cielo, non mandi questa lettera! Se Suo marito lo sa! Pensi che dispiacere immenso, per me, per Lei! E come Suo marito non lo verrebbe a sapere?» Luisa non rispose, lo guardo a lungo, non pensando a lui, pensando a Franco, pensando che forse la marchesa potrebbe prendere quella lettera per un artificio, per uno spauracchio. La riprese e la stracciò, sospirando. Il professore, raggiante, le voleva baciar la mano. Ella protestò: non lo aveva fatto nè per