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154 capitolo terzo.

“Le cameriere„, diss’ella.

Piero si morse le labbra, la guardò a lungo, parlando con gli occhi fissi, ardenti. Poi le disse che non era più sindaco, che aveva rotto con quella gente, per sempre, che gli pareva di nascere a un’altra vita, ch’era ubbriaco di libertà. Appena proferita la parola gli sovvenne della catena intatta. Jeanne parve colpita dalla stessa idea, non trovò niente a dire. Dopo un momento di silenzio penoso, parlò dei seccatori venuti dalla città col pretesto dell’eclissi per fare una bizzarria elegante e divertirsi. Aveva dovuto licenziarli con desolazione, povera Jeanne! Un impegno, un ritrovo sulla via dei colli, con amici. In verità suo fratello l’aveva lasciata in forse di ritornare da Venezia con un amico pittore, in tempo di assistere insieme all’eclissi, ed ella si era impegnata di salire ai colli in carrozza e di fermarsi ad attenderli sul tratto di via che signoreggia i due versanti. I seccatori parevano disposti ad aspettare ch’ella partisse. “Temo di non essere stata molto gentile„, diss’ella. “Del resto„, soggiunse, alludendo a due dame della città che l’adoravano malgrado un assai tepido ricambio da parte sua, “nè l’una nè l’altra delle mie gelose c’era, le mamme e le signorine della compagnia erano venute immensamente più per mio fratello che per me; e forse qualcuna era venuta per eclis-