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224 capitolo quarto.

pensiero taciuto fino all’ultimo, cagione vera, unica, della sua visita, era finalmente giunto per le vie più strane e distorte sul suo labbro, n’era uscito quasi a caso, quasi come un’idea che le fosse germinata allora allora nel cervello.

Ella lo aveva concepito da lungo tempo e condotto silenziosamente a maturità nell’attesa di metterlo alla luce quando ne venisse il destro. Il pensiero era questo: offrire a Zaneto il versamento della propria sostanza nel famoso “caldieron„ del quale un abile amministratore avrebbe poi tenuto il mestolo, a patto di vendere tutta la sostanza stabile Scremin, palazzo e fondi, e di trasferirsi a Brescia. Aveva in pari tempo intrapreso indagini occulte sul reale stato degli affari di suo marito, sul valore commerciale dei beni stabili di lui e dei propri. Udito che il Genio Civile stava cercando una residenza più comoda, si era arrischiata a muovere una pedina in Prefettura per saggiare cautamente il terreno con la mira di offrire, quando ne fosse il caso, il palazzo Scremin. Aveva persino portato a Venezia i propri brillanti per farli stimare. Dal medico che le aveva recato la parola preziosa, si era fatto scrivere una specie di monito ufficiale che se l’Elisa uscisse guarita converrebbe collocarla in un soggiorno affatto nuovo per essa. Quando le fu riferito che certo amministratore di un Istituto pio, per-