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il caffè del commendatore. 241

vedo, non vedo„, ridendo anche lui, come uno che vedesse benissimo.

“Ho sbagliato di grosso„ riprese il primo, “poco fa. Lo scioglimento del Consiglio non è sul tappeto della Prefettura, è sul tappeto di un tavolino molto più visibile agli occhi miei!„

“Oh che salti!„ esclamò il Commendatore, ridendo ancora. “Oh che salti! Lei mi crea, un momento fa, gondoliere veneziano e adesso mi nomina ministro dell’interno. Oh che salti!„ E più di questa esclamazione, cinque o sei volte ripetuta di poi, “oh che salti, oh che salti!„ il cavalier Soldini con tutta l’abilità sua e la signora Soldini con tutta la sua foga sincera non poterono cavare al Commendatore; il quale, malgrado quel fare scherzoso, era stato fin da principio del colloquio attentissimamente in guardia, nel dubbio di una premeditata architettura di tutta la scena per lo scopo clericale: evitare lo scioglimento del Consiglio. In questo egli faceva torto almeno alla signora. Per compenso ricondusse cavallerescamente fino alla scala i suoi visitatori, molto curiosi di vedere l’annunciato autore putativo della crisi municipale, un giovinotto dalla faccia poco simpatica che stava nell’anticamera, duro come uno che non può liberarsi da certo imbarazzo, da certa soggezione e non vorrebbe parere timido nè os-

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