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il caffè del commendatore. 257

tatore, avesse a fargli qualche discorso riservato, le rinnovò invece l’ordine di non lasciar entrare nessuno. Seduti l’uno accanto all’altro nella ricreante coscienza dei loro felici consensi religiosi e morali, di una mutua devozione senza familiarità, ma tuttavia profonda, i due uomini di Dio, tanto diversi fra loro, tanto bene conformati nella loro natura e anche nelle particolari virtù ai còmpiti, pure affatto diversi, loro assegnati dal Padre, si parlarono a lungo, sotto voce. Prima parlò don Giuseppe, porgendosi tutto, tratto tratto, e sorridendo allora di un vivo sorriso al Commendatore che l’ascoltava più grave, pensava cose attinenti al soggetto del discorso e non sapute dal prete, le cose apprese dalla bocca del Soldini e del Bassanelli, che gli lasciavano poca speranza di poter corrispondere ai desideri della marchesa Nene. Egli le disse poi, queste cose. Disse anche del consiglio dato a Bassanelli e della bizzarra pensata di costui che gli procacciava della molestia. Via, questo invocare l’azione della signora Dessalle era in certo modo un riconoscere ufficialmente, per trarne giovamento, uno stato di cose che per nessun conto andava riconosciuto. Che ne diceva don Giuseppe? Don Giuseppe parve un poco incerto, masticò alquanto, non si spiegò bene, parendogli che in fatto non fosse opportuno di cer-

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