Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/44

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34 CAPITOLO II


e territorio di Livorno, dall’intero piano del Porto, ed infino sopra Montenero, relativamente al pascolo del bosco, erbatico e delle acque, sì nel domestico che nel silvestre. Ed il Targioni-Tozzetti opina che gli Arcivescovi pisani sebbene assoluti padroni del castello di Livorno e sue appartenenze, sieno stati costretti di rilasciare il dominio ai suoi marchesi col titolo a feudo; domini che quei marchesi ritenevano ancora nell’anno al quale la tradizione riporta la manifestazione della Madonna. Fin qui il Tausch che raccolse queste notizie dal Targioni-Tozzetti e dal Muratori.

E poi opinione non senza qualche fondamento che il primitivo villaggio di Montenero fosse attorno al Castello, di cui fra breve parleremo, ma dalla parte opposta a quello d’oggi, sorto e cresciuto pel culto all’Immagine di Maria. Le ricerche fatte dal Vivoli in compagnia del Gower per queste colline nel marzo del 1844, secondochè recavasi da memorie manoscritte del nostro Annalista, lo portano a conchiudere, ne in ciò potrei contradirlo, che prima assai che la divozione popolasse di case e di ville il versante che guarda Livorno, si estendeva il villaggio di Montenero oltre il Castello, detto poi Castellacelo per un tratto di quasi due miglia, non con strade e case riunite a formare un corpo solo di abitazioni, ma a fabbriche isolate e sparse qua e là, possedendo nelle sue parti estreme due chiese. Il Vivoli afferma ancora, ma di ciò sarebbe desiderabile qualche più sicura testimonianza, che dove sorge la casa detta oggi la Collina fosse stato eretto nel medioevo un convento, forse quello ricordato nel 1371; e che poco lontano da esso e sull’antichissima via maremmana si trovava un giorno il piccolo spedale mantenuto e