Pagina:Piola - Lettere di Evasio ad Uranio.djvu/81

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amano suonare dalle bigoncie in mezzo al trambusto di un popolo, che corre alle violenze ed alle rapine: quelle, che promettono dovizie e libertà, e invece conducono l’empietà a gavazzar nel sangue cittadino. Nè già, che dalle nostre scienze represso venga quel nobile affetto, che carità di patria si appella, o tolto lo stimolo alle magnanime imprese. Il frastuono d’una città presa d’assalto non giunge a staccar Archimede dalla considerazione di alcune figure geometriche: ma quella scienza, che allora il tenne immobile fin sotto il colpo mortale, era quella stessa, che avealo reso nella sua patria il nemico più formidabile de’ Romani. E sopra altri punti della morale filosofia alla società risguardanti, quali esser dovrebbero le massime del Geometra pensatore? Non già per certo quelle di lui, che cercò nelle selve lo stato naturale dell’uomo. Il matematico, che ritrova la sua scienza formata dalla connessione, e dalla corrispondenza di tanti dotti ragunati come in una sola famiglia, ad onta delle diverse età, e delle diverse regioni, in cui vissero: egli, che trova così prezioso il conversare co’ suoi simili, che per l’istruzione, che ne riceve, impara spesso in pochi momenti ciò, che fu il frutto della meditazione di alcuni secoli: egli, che sente un desiderio vi-