Pagina:Piola - Lettere di Evasio ad Uranio.djvu/92

Da Wikisource.
86

stenza di queste leggi; ma la sua stessa ignoranza può addottrinarlo, che se esse superano le di lui cognizioni, sarebbe un tanto maggior delirio il crederle nate per se medesime in mezzo ad una stupida materia d’atomi, che si accozzano, o di polvere che va roteando nei vortici. „Omnis, siegue Newton, in hac philosophiâ factus progressus certe propius propiusque nos ad caussae primae cognitionem perpetuo adducit, eaquae re permagni est existimandus.„ Della quale sentenza noi sentiamo tutta la verità, se riflettiamo a que’ stupendi ottici strumenti, alcuni de’ quali portano i nostri sguardi ne’ remotissimi spazi; altri li fissano sopra gli atomi, de’ quali ingrandiscono prodigiosamente i volumi apparenti, scoprendoci un ordine affatto nuovo di cose; e gli uni e gli altri ci estendono di tal guisa l’aspetto del creato, che la nostra immaginazione si stanca ed esaurisce le sue forze. È allora, che la nostra mente forma una grande idea dell’Onnipotenza, e dice con Newton: „concedendum est utique posse Deum creare materiae particulas variis magnitudinibus et figuris, vario quoque numero et quantitate pro ratione spatii, in quo insunt, forte etiam et diversis densitatibus, diversisque viribus: eoque pacto variare leges naturae, mundosque condere di-