Pagina:Piola - Lettere di Evasio ad Uranio.djvu/95

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ci provvede in sul mattino facendo sì, che l’oriente dapprima leggermente s’imbianchi; poi rinforzi gradatamente lo splendore, sinchè s’indori colle rosee tinte dell’aurora per modo, che il disco del sol nascente trova già tutto aperto l’occhio dell’uomo, e capace a sostenerne l’aspetto. Oh! quanti fenomeni nell’atmosfera degni di attenta osservazione! io vorrei, o amico, mostrarti da una parte il guizzo del baleno e il volo della saetta, dall’altra l’infiammarsi di un astro fatuo, che segna cadendo lucida riga; più lungi l’inaspettato spettacolo di un accensione boreale, la quale tinge in rosso una gran parte del cielo, donde si spande un tristo lume vermiglio, che ripercosso fra l’ombre sembra ardere le selve, e infuocar le onde. Quinci sarebbe ad indagarsi l’origine, che muove i venti e loro assegna talvolta periodico il ritorno: poscia avremmo a salire colà, dove si stilla la rugiada, e si compone la gragnuola, e la neve si congela a lievi sprazzi sempre costanti nella forma. Non ci scordiamo però, che lunghissimo è ancora il nostro viaggio: epperò fia meglio affrettarci a contemplare sulla terra l’opera del terzo giorno. Intanto i mentovati oggetti, mentre ci persuadono quanto delizioso ed utile sia lo studio della natura, possono servire a manifestarci l’altro