Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/136

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per aggredire a tradimento. Io ne conosco uno, qua alla Kosmograph, e lo conosce anche lei. —

Alludeva sicuramente al Polacco. Compresi subito, ch’egli in quel momento non poteva esser tratto a pensare: sentiva troppo.

— Signor Gubbio, — riprese risolutamente, — vedo che lei è un uomo, e sento che con lei posso parlare aperto. A questo signore costruito, che tutti e due conosciamo, dica lei una parolina come va detta. Io non posso parlare con lui; conosco la mia naturaccia: se mi metto a parlare con lui, so come comincio, non so dove vado a finire. Perchè i pensieri coperti, e tutti coloro che agiscono copertamente, che si costruiscono come dice lei, io non li posso soffrire. Mi pajono serpi, a cui schiaccerei la testa, guardi, così... così... —

E due volte pestò il calcagno in terra, con rabbia. Riprese:

— Che gli ho fatto io? che gli ha fatto la mia signora, perchè egli con tanto accanimento ci avversi di nascosto? Non dica di no, la prego... la prego... lei dev’essere sincero, perdio, con me!... Non vuole?

— Ma sì...

— Vede che io le parlo sincero? La prego, dunque! Guardi: è stato lui, sapendo che io per puntiglio non mi sarei mai tirato indietro, è stato lui a designare me, presso il signor commendatore Borgalli, per l’uccisione della tigre... Fino a tal punto, capisce? Fino alla perfidia di pigliarmi per puntiglio e sopprimermi! Dice di no? Ma questa è l’idea! l’intenzione è questa, questa: glielo dico io e lei deve credermi! Perchè non ci vuol mica co-