Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/187

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§ 4.


Come sono sciocchi tutti coloro che dichiarano la vita un mistero, infelici che vogliono con la ragione spiegarsi quello che con la ragione non si spiega!

Porsi davanti la vita come un oggetto da studiare, è assurdo, perchè la vita, posta davanti così, perde per forza ogni consistenza reale e diventa un’astrazione vuota di senso e di valore. E com’è più possibile spiegarsela? L’avete uccisa. Potete, tutt’al più, farne l’anatomia.

La vita non si spiega; si vive.

La ragione è nella vita; non può esserne fuori. E la vita non bisogna porsela davanti, ma sentirsela dentro, e viverla. Quanti, usciti da una passione, come si esce da un sogno, non si domandano:

— Io? com’ho potuto esser così? far questo? —

Non se lo sanno più spiegare; come non sanno spiegarsi che altri possa dare senso e valore a certe cose che per essi non ne hanno più nessuno o non ne hanno ancora. La ragione, che è in quelle cose, la cercano fuori. Possono trovarla? Fuori della vita non c’è nulla. Avvertire questo nulla, con la ragione che si astrae dalla vita, è ancora vivere, è ancora un nulla nella vita: un sentimento di mistero: la religione. Può essere disperato, se senza illusioni; può placarsi rituffandosi nella vita, non più di qua, ma di là, in quel nulla, che diventa subito tutto.

Com’ho capito bene queste cose in pochi giorni, da che sento veramente! Dico, da che sento anche