Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/268

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— Scusi, — mi domandò, poco prima d’arrivare a casa, — domani come farà lei a prendere la scena dell’uccisione della tigre?

— È facile, — risposi. — Starò dietro di lei.

— Ma non ci saranno i ferri della gabbia? L’ingombro delle piante?

— Per me, no. Starò dentro la gabbia con lei. —

Si fermò a guardarmi, sorpreso:

— Dentro la gabbia anche lei?

— Certo, — risposi placidamente.

— E se... se io fallissi il colpo?

— So che lei è un tiratore provetto. Ma, del resto, poco male! Tutti gli attori, domani, staranno attorno alla gabbia ad assistere alla scena. Parecchi saranno armati e pronti a sparare anch’essi. —

Stette un po’ aggrondato a pensare, come se questa notizia lo contrariasse.

— Non spareranno mica prima di me, — poi disse.

— No, certo. Spareranno, se ce ne sarà bisogno.

— Ma allora, — domandò, — perchè quel signore là... quel signor Ferro aveva messo avanti tutte quelle pretese, se non c’è veramente nessun pericolo?

— Perchè col Ferro questi altri, fuori della gabbia, armati, forse non ci sarebbero stati.

— Ah, dunque ci sono per me? Hanno preso questa misura di precauzione per me? È ridicolo! Chi l’ha presa? L’ha forse presa lei?

— Io no. Che c’entro io?

— Come lo sa, allora?

— L’ha detto Polacco.

— L’ha detto a lei? Dunque, l’ha presa Po-