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— Benissimo. E dunque, d’ora in poi, anch’io i miei.
— Ma come, i tuoi, se butti via i danari guadagnati da tuo padre in tanti anni di lavoro?
— Ho sei anni d’Università.
— Ah! Vorresti tornare all’Università?
— Potrei.
Accennò d’alzarsi. Lo trattenni, domandandogli:
— Scusi: prima di venire alla liquidazione della banca, ci sarà tempo, non è vero?
S’alzò furente, con le braccia per aria.
— Ma che liquidazione! che liquidazione! che liquidazione!
— Se non vuol lasciarmi dire... —
Si voltò di scatto.
— Ma che vuoi dire? Tu farnetichi!
— Sono calmissimo, — gli feci notare. — Le volevo dire che ho tante materie di studio già a buon punto e lasciate lì. —
Mi guardò stordito.
— Materie di studio? Che significa?
— Che potrei, anche presto, prendere una laurea di medico, per esempio, o di dottore in lettere e filosofia.
— Tu?
— Non crede? Sì. M’ero messo anche per medico. Tre anni. E mi piaceva. Domandi, domandi a Dida come vedrebbe meglio il suo Gengè. Se medico o professore. Ho la parola facile: potrei anche, volendo, far l’avvocato. —
Si scrollò violentemente.