Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/207

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nità. Invece sono gli uomini d’azione che imperano; e tutti gli usurpatori da Cesare a Bonaparte, hanno sempre trovato un grandissimo appoggio sulla coscienza nazionale, di cui quasi potevano dirsi i rappresentanti secondo i mezzi più o meno violenti, più o meno obliqui, con cui hanno raggiunto il fine.

Quale scrittore in buona fede può affermare che la plebe, che non sa leggere, si educhi coi libri? Non parliamo di coloro che sotto il despotismo pretendono che il popolo si educhi a libertà per poi esserne degno; tanto vale dire ad un uomo legato: prima di scioglierti è d’uopo che impari a correre; nè diciamo degli altri che, vedendo un popolo corrotto, pretendono renderlo morale, non già sbarbicando ogni germe di corruzione, ma proponendo un reggimento fondato precisamente su di un sistema corruttore; ma di quelli i quali credono possibile, a furia di scritti, spandere le idee rivoluzionarie.

La plebe non è dotata di quelle eroiche qualità che alcuni le attribuiscono; la plebe sovente, traviata dai pregiudizî ed angustiata la mente dall’ignoranza, ondeggia fra la temerità e l’abbiettezza. Stimolata dai materiali bisogni, la sua mente non può elevarsi a pensieri sublimi. Ma se tra la moltitudine uno giunge ad appuntare l’intelletto sulle questioni politiche che agitano il paese, quasi per istinto ragiona con maggior esattezza che il migliore fra gli scrittori; imperocchè tutte le impressioni che il mondo officiale, o che l’attuale ordinamento sociale produce, sulle altre classi della società non hanno presa, come non hanno ascendente sull’uomo del popolo. Questi non è stimolato che da’ mali; ragionando, riconosce senza fatica dove è il bene. Ma coloro i quali non sentono il bisogno di migliorare, ed anzi temono che una scossa improvvisa li balzi fuori da quella nicchia ove godono, se non altro, l’iner-