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Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/110

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84 CANTI POPOLARI


Chi sa com’è sentenzioso il Siciliano, poeta e filosofo ad un tempo, perchè filosofia e poesia hanno, dice Renan, una medesima origine, immaginerà benissimo quanti debbano essere questi canti, pieni di utili ammaestramenti, suggeriti da esperienza. A conferma di ciò vuolsi tener presente il numero straordinario di proverbi siciliani, che, come quelli d’Italia e del mondo tutto, sono il catechismo del popolo. Pare che fin da’ tempi antichi dagli stessi isolani si fosse fatta attenzione a questo loro spirito di sentenziare, perchè uno di questi proverbi, oggi non so perchè andato in disuso o almeno non così comune come una volta, celebrando i Fiorentini per le gentilezze, pei gesti i Romani, i Napoletani per non so quali tiri, tre cose le più famose in tutta la Penisola, celebra i nostri adagi: Tratti fiurintini, gesti rumani, tiri napulitani e mutti siciliani. E per vero, chi non sa che parlando con una buona massaia del contado, con un mestierante qualunque, debba udirne infiorato il discorso? Tale si è appunto dei canti, ne’ quali, non iscostandosi dalle sue tradizioni, il popolo sentenzia alla buona, estraneo com’esso è alla boria di coloro i quali per dire una verità pretendono ad una gloria che a pochi soli compete. Esso non conosce i molti tesori de’ quali è padrone, o forse li conosce anche troppo perchè non faccia a spilluzzico con chi ne ha bisogno; però li profonde ad ogni muover di passo, ma non così che non badi al tempo e al luogo del dire, affinchè non si perda nella borra e nella mondiglia l’oro di coppella.

Mirabile è la sua virtù di persuadere e di commuo-