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86 CANTI POPOLARI


sono rovina precipua di ogni educazione; non superbo come tanti se ne dànno, perchè uomo, e quindi fragile e debolissima cosa: ed uomini per potenza famosi caddero in quella povertà di sostanze che altra volta solo per disprezzo guardarono:

Nun tanti pompi no, nun tanti sfrazzi!
Chi ti nni servi st’aria suprana?
Chi servinu sti strilli e st’amminazzi1,
Si semu fatti di la carni umana?
Finirà’2 li to’ pompi e li to’ sfrazzi:
Semu a lu munnu, cu’ scinni e cu’ acchiana3;
Nn’hannu cadutu casati e palazzi,
E ’un vò’ cadiri tu, casa tirrana!....

Pure non bisogna andare all’eccesso contrario; e come questa severa ammonizione vien fatta a donna che va per la maggiore, o rifiuta la mano di chi l’ama tanto; così alla donna si raccomanda di tener bene a mente, che la bellezza tanto più sarà pregiata quanto meno esposta agli occhi dei profani. E poi le si ricorda, che non abbia fede in nessun uomo, perchè tosto che egli si divide da lei, o la dimentica, o si ride del suo amore.

Queste le norme date alla donna che voglia esser gelosa della sua riputazione. Intanto ben altre, e numerosissime, ve ne ha per gli uomini, alla condotta pratica e alla prosperità dei quali, proverbi e canti provvedono.

  1. Amminazzi, minacce.
  2. Finirà’ per finiranno.
  3. Acchiana da acchianari, salire.