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90 CANTI POPOLARI


Giova non di meno vedere lo spirito tutto frizzante e mordace del Siciliano, che quando rasenta il sarcasmo punge, trafigge, e direi quasi flagella a sangue. Errori e vizi umani assalisce di fronte con motteggi, barzellette e facezie, proprio coll' admissus circum praecordia ludit del Venosino. Urbanità non conosce, nè castità di parola talvolta; ma grazia e leggiadria non gli mancano. Non raccomanda esplicitamente la onestà e la rettitudine, forse perchè indeterminato è il concetto che ne ha, ma chi non ritorna in se stesso e non vergogna delle sue debolezze vedendole vituperate in altri? Egli, direbbe il Monti, abbonda di ardite e bizzarre metafore; spesso le sue comparazioni sono troncate o serrate in un vocabolo solo. Sul fare di Orazio, è festevolmente comico e comicamente festevole; sul far di Giovenale, adopera il pungolo e la sferza; scherza coll'uno, investe coll’altro i vizi; piacevoleggia e disdegna.

Parlando di canti satirico-morali, il popolo ne ha quanti gliene bastano, quanti gliene suggeriscono le condizioni varie della vita; ne ha per la sposa, che quando ha da filare si sente rattrappita la persona, e a malapena riempie un fuso in sei mesi che vi lavora sopra; ne ha per quelle pedine, le quali per un mulino od altra bagattella che possiedono vogliono mettersi su’ trampoli, e pretendere da’ creditori del padre e del fratello il titolo di Signora e di Eccellenza; quasi che per vestir che si faccia di seta cessi la scimia di esser tale, con tutto il rispetto al noto adagio: Vesti zuccuni, ca pari baruni. Ne ha per certe cotali, che