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Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/168

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142 STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI


demie, non essendo difficile che tali parole avessero avuto un senso in qualche antico canto de’ dialetti spariti, e che passando nei nuovi fossero rimaste, perchè alterate, incomprese.

Travandomi a parlare della forma esteriore de’ canti devo avvertire, come da questo lato i canti popolari siciliani sieno documenti viventi dell’antichità del nostro dialetto. Da Frate Atanasio d’Aci, uno de’ primi cronisti siciliani, a Stefano La Sala, l’Ariosto vivente del popolo di Sicilia, dal dugento al novecento, la poesia popolare dimostra quasi inalterato il nostro dialetto. Inoltre, molti modi e parole campagnuole possono illustrare la oscurità di qualche testo, ed arricchire prestamente il nostro vocabolario, e servir di risposta a coloro che senza sapere gran cosa di siciliano s’argomentano di sentenziare intorno alla lingua d’Italia e alla sua origine. Quei versi che non giovano alla storia del cuore e alla storia dell’arte gioveranno co’ vocaboli nuovi e colle frasi care e preziose alla storia della favella.


XII. Canti popolari Albanesi di Sicilia e di Calabria.
Canti Greci di Terra d’Otranto.


Questo studio riuscirebbe incompleto se, dopo di essersi intrattenuto tanto del canzoniere popolare siciliano, non consacrasse qualche pagina a’ canti delle altre province d’Italia. Di essi dirò pertanto in questo e nel seguente capo, incominciando dalle canzoni siculo-albanesi.