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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 145


con un altro giovane. Il tempo è per passare, e Costantino, che nella notte precedente all’ultimo giorno ha fatto un cattivo sogno e ha sospirato profondamente, è mandato dal sovrano sul più focoso cavallo. Giunge in patria proprio nel momento che la sua donna si reca in chiesa per isposare un giovane bugliaro, e rientra in possesso di lei. Questa canzone sogliono cantarla percorrendo allegramente il paese gli amici di un nuovo sposo, appena terminata la funzione sacra e le accoglienze festive nella casa di lui.

Esistono alcuni canti allusivi al grande Castriota. Altri su fatti guerreschi, dei quali non vi fu scarsezza dalla metà del secolo XI alla metà del XV, tempo al quale rimonta la emigrazione delle colonie albanesi in Italia, portano il titolo: Ballata di Garentina, detta pure lo spettro; la Ballata di Angelina, cosa tutta paurosa e fantastica; il Matrimonio del vecchio, satira de’ vecchi che vogliono prender moglie ecc. Nella ballata di Garentina son morti a una madre i suoi nove figliuoli (in ogni canto albanese ricomparisce questo numero) in battaglia, e tra essi Costantino, alle cui preghiere ella avea conceduto di maritar lontano l’unica figlia. Costantino un bel dì rivive, monta il suo generoso cavallo, e va a prendere la sorella per ricondurla alla desolata madre. Lungo il viaggio mille timori e mille dubbi nascono in lei; giunti al paese, egli rientra in chiesa come per pregare, ella in casa a trovar la madre sola.

V’ha poi un carme, solito cantarsi per antica consuetudine fra le cerimonie degli sponsali nelle colonie