Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/105

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buono a riconoscer l'uomo che gli venga innanzi, e mostrare ch'egli è tale, e che tale è la sua natura, come gli è stata prima annunziata, e che a persuadergli questa o quella cosa bisogna usare con esso questi o quei discorsi; quando egli avrà tutte queste conoscenze, alle quali si aggiunga la conoscenza delle occasioni in cui si abbia da parlare e tacere, e sappia medesimamente quando bisogni il discorso conciso, o tenero, o amplificativo, e discerna il tempo opportuno o inopportuno a ciascuna di quelle diverse specie di discorso che avrà imparate, allora l'arte sarà compiuta in bellezza e perfezione, ma non sarà così, prima ch'egli non abbia imparate tali cose; anzi quando in qualunque di queste sia manchevole, o parlando, o insegnando, o scrivendo, e dica di parlare secondo i precetti dell'arte, avrà ragione chi non gli vorrà credere. Che cosa dunque ci darà il nostro scrittor di rettorica, o Fedro e Socrate? vi pare a voi che quella che si chiama arte oratoria debba esser concepita in questo o in altro modo?

Fed. É impossibile in altro modo, o Socrate, sebbene così concepita, non sia cosa di poca difficoltà.

Socr. Tu dici il vero; e per questa ragione dobbiamo noi considerare per minuto tutti i discorsi, volgendoli a dritto e a rovescio, se ci apparisca per fortuna una qualche via più facile e spedita di giungere