Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/49

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sa mai dal muoversi, anzi agli altri che si muovono, esso è l’origine, esso è il principio del moto. Ora il principio non ha nascimento da alcuno, perciocché dal principio è forza che nasca ogni cosa che nasce, ma esso principio da nessun altro, perchè se il principio nascesse da qualche cosa non sarebbe mi principio: or quando esso non è prodotto, ne vien di necessità che non debba morire, perchè estinto il principio, nè esso rinascerebbe mai da altro, nè altro da esso, essendoché tutte le cose debbono avere origine da un principio. Così dunque il principio del moto ò quello che si muove di per sè stesso e questo non è possibile che sia prodotto nè che debba morire, altrimenti tutte le cose e il cielo ed ogni cosa generata cadrebbe tutto insieme, nè mai ci sarebbe per loro donde riavessero il moto. Essendo chiaro adunque che ciò che si muove da sè stesso è immortale, nessuno temerà di affermare esser questa la natura dell’anima e la sua sostanza, perciocché ogni corpo che si muove per virtù che venga di fuori è corpo inanimato, ciò che si muove per virtù interna è animato. E questa è la natura dell’anima. Se dunque così sta il fatto, che niente altro, se non l’anima, sia ciò che si muove di per sè stesso, ne segue di necessità che l’anima non abbia principio e che sia immortale. E ciò basti aver detto intorno alla immorta