Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/60

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sonatesi al piacere, si prova di assaltare secondo il modo delle bestie e procreare, e nel vergognoso commercio non si ritiene, nè si vergogna di seguitare un piacere contro natura. Colui per contrario ch’è iniziato di recente, che ha un tempo osservato quelle molte cose, quando vegga un aspetto che gli somigli il divino, o qualche forma di corpo che gli ricordi pienamente la essenza della bellezza, in primo luogo ti dico che egli sentirà come un fremito e sarà sopraggiunto da alcuno de’suoi tremori di un tempo, e poi riguardato che avrà quella figura si farà a venerarla come un nume, e se non fosse la paura di non essere creduto troppo folle, farebbe sacrifici al suo amato come al simulacro di un nume, o ad un nume in persona.

«E guardato che l’abbia, come per un sacro terrore si sentirà mutato un tratto e colto da un sudore e calore insolito; perchè accogliendo per via degli occhi l’effluvio della bellezza riscalda di quel calore onde la natura delle ali si ravviva, e con questo calore si dileguano quegli impedimenti che prima per la loro durezza, chiudendole, impedivano alle ali di crescere. E per questa affluenza dell’alimento lo stipite delle penne s’ingrossa, e cerca di crescere dalle radici e dilatarsi a tutta l’anima, perchè l’anima un tempo era tutta alata. Sicché trovandosi in questo