Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/62

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quelle vie che un tempo erano ristrette e pigliando il respiro si libera da punte e dolori, anzi raccoglie sull’istante un’altra volta quel piacere soavissimo.

Onde non può essere che volontariamente essa lo abbandoni, nè che tenga qualche altra cosa in più pregio di quella; anzi dimentica madre, fratelli ed amici tutti, e nulla gl’importa che le sue sostanze vadano a male per mancanza di governo. Le oneste usanze che facevano il suo vanto da prima disprezzando tutte, essa ha caro il servire, e riposerà dovunque gli sia permesso di stare il più vicino che può all’amor suo, perchè non solamente onora con una specie di culto la persona ornata di bellezza, ma trova pure in essa la più gran medicina ai suoi tormenti infiniti.

«E questa è quella affezion dell’anima, o caro fanciullo, intorno alla quale si aggira il mio discorso, che gli uomini chiamano amore e gli Dei udito che avessi come lo chiamano, giustamente per la stranezza ne rideresti; perchè alcuni Omèridi mi pare che ne’loro carmi arcani dicano due versi intorno all’amore, uno de’ quali è veramente un oltraggio e non è punto discreto, perch’ essi dicono così:25

amor gli uomin quaggiù chiamano alato,
ma di ali donator chiamanlo i numi.

A questo in verità si può dare o negar fede, ma è