Pagina:Poe - Eureka, 1902.djvu/46

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eureka: 45 supporre che ritorni verso il suo centro di irradiazione con una forza che varia in ragione inversa dei quadrati delle distanze: e io ho già dimostrato (i) Che ogni principio il quale spiega perchè gli atomi devono tendere, secondo una data legge, verso il centro generale, deve essere accettato come una legge che spiega soddisfacentemente bene, allo stesso tempo, perchè, secondo la stessa legge, essi devono tendere l'uno verso l’altro. Perchè, di fatto, la tendenza verso il centro generale non avviene per il centro considerato come tale, ma perchè questo centro è un punto, tendendo verso il quale ogni atomo si dirige più direttamente verso il sito centro reale ed essenziale che è VUnità — 1' Unione assoluta e finale di ogni cosa. Questa considerazione non presenta alla mia mente nessun imbarazzo di sorta — ma ciò non mi deve render cieco sulla possibilità ch'essa sia oscura a quelle persone le quali possono essere meno abituate ad aver da fare con astrazioni : — e, sopratutto, sarà bene di considerare la materia da alcuni altri punti di vista. La particella assoluta, indipendente, primitivamente creata dalla Volontà di Dio, deve essere stata in una condizione di normalità positiva, o di legittimità — perchè l'illegittimità implica rapporto. Il vero è positivo; il falso è negativo — è semplicemente la negazione del vero; come il freddo è la negazione del caldo — l’oscurità della luce. Perchè una coSa possa essere falsa, è necessario che vi sia qualche altra cosa in rapporto alla quale è falsa — qualche condizione a cui non soddisfa; qualche legge che viola; qualche essere che offende. Se non esiste un tale essere, una tale legge o condizione, in rispetto a cui la cosa è falsa — e più specialmente, se esseri, leggi o condizioni non esistono affatto — allora la cosa non può essere falsa, e conseguentemente deve essere vera. Ogni deviazione dalla normalità implica una tendenza a ritornarvi. Una differenza dal normale — dal vero — dal retto — si può soltanto considerare come l'effetto del trionfo di una difficoltà ; e se la forza che supera la difficoltà non è continuata all’infinito, la indistruttibile tendenza a questo ritorno potrà alla lunga agire per là sua propria soddisfazione. Al ritirarsi della forza, la tendenza agisce. Questo è il principio della reazione come l’inevitabile conseguenza di un’azione finita. Adoperando una fraseologia alla quale si dovrà perdonare l’apparente affettazione, per il suo valore significativo, noi possiamo dire che la Reazione è il ritorno dalla condizione in cui è ora e non dovrebbe essere, alla condizione di ciò che era originariamente e quindi deve essere: — e aggiunti) Pag-, 3S.