Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/127

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«Avevamo appena perduto di vista questo impero quando ci trovammo prossimi a un altro, dalle cui spiaggie volò al disopra delle nostre teste uno stormo di volatili largo un miglio, e lungo duecento e quaranta miglia; così che, sebbene essi volassero alla velocità di un miglio al minuto, ci vollero non meno di quattro ore perchè passasse sopra di noi l’intero stormo, comprendeva parecchi miliardi di uccelli» 1.

«Giuggiole!» disse il re.

«Appena ci trovavamo liberi da questi uccelli, che ci arrecarono gravi imbarazzi, quando fummo terrorizzati dall’apparizione di un volatile di specie diversa, e infinitamente più

    miglior utilizzazione dello spazio compatibile colla più grande stabilità di struttura.
    Durante l’ultima parte del secolo scorso (il XVIII), sorse tra i matematici il problema di determinare quale fosse la miglior forma per le ali di un molino a vento, a seconda della loro distanza variabile dalle pale, e dai centri di rotazione. È questo un problema estremamente complesso, perchè si tratta, in altre parole, di trovare la miglior posizione possibile a un’infinità di distanze variabili, e a un’infinità di punti sul braccio della ruota. Vi furono migliaia di futili tentativi di rispondere al quesito, da parte dei più illustri matematici. E quando infine una indiscutibile soluzione fu scoperta, ci si accorse che le ali degli uccelli l’avevano fornita con assoluta precisione sin da quando il primo uccello aveva attraversato l’aria».

  1. «...Egli osservò uno stormo di piccioni che passava tra Frankfort e il territorio di Indiana. Era largo almeno un miglio, ed impiegò quattro ore a passare; il che, alla velocità di un miglio al minuto, dà una lunghezza di 240 miglia; e supponendo una densità di 3 piccioni ogni yarda quadrata si ha un totale di 2.230.272.000 piccioni». Dai “Viaggi nel Canada e negli Stati Uniti„ del tenente F. Hall.