Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/145

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Ero ora smisuratamente allarmato, perchè consideravo la visione come un presagio della mia morte, o, peggio, come il segno precursore di un attacco di pazzia. Mi buttai appassionatamente all’indietro sulla seggiola, e nascosi per qualche momento il viso tra le mani. Quando scoprii gli occhi, l’apparizione era scomparsa.

Il mio ospite aveva, tuttavia, riassunto in parte il suo calmo contegno, e mi interrogò con molto rigore circa la conformazione della creatura visionaria. Quando lo ebbi completamente soddisfatto su questo punto, egli sospirò profondamente, come sollevato da un peso intollerabile, e andò avanti a parlare, con quella che mi sembra una calma crudele, di varii punti di filosofia speculativa, che erano stati precedentemente soggetto delle nostre discussioni. Mi ricordo la sua insistenza singolare, tra altre cose, sull’idea che la principale fonte d’errore in tutte le investigazioni umane, stava nella facilità dell’intelletto a dare troppa o troppo poca importanza a un oggetto, soltanto, per una falsa valutazione delle distanze. «Per apprezzare convenientemente, ad esempio», disse «l’influenza che sarà esercitata sull’umanità in genere dal completo avvento della democrazia, la lontananza dell’epoca colla quale tale avvento avrebbe possibilità di compiersi non