Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/20

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passaggio della tragedia, ogni parte della quale, come presto osservai con grandissimo piacere, si poteva applicare con uguale opportunità a qualsiasi soggetto. Non bisogna supporre, tuttavia, che nel declamare io omettessi di guardar losco, di scoprire i denti, di scuotere i ginocchi, di strascicare i piedi, o alcuna di quelle ineffabili grazie che sono ai nostri tempi considerate a ragione le caratteristiche di un buon attore popolare. Non v’è dubbio che si parlò di confinarmi in una camicia di forza; ma, per Iddio! nessuno sospettò mai che io avessi perduto il fiato.

Dato alla fine ordine ai miei affari, presi posto di buon mattino nella diligenza di X, lasciando voce fra i miei conoscenti che un affare d’estrema importanza esigeva la mia presenza in quella città.

La diligenza era affollata all’eccesso; ma nell’incerto crepuscolo non potevo distinguere le fattezze dei miei compagni di viaggio. Senza opporre resistenza io sopportai di esser situato tra due signori di dimensioni colossali; mentre un terzo, di corporatura ancor maggiore, scusandosi per la libertà che stava per permettersi, si gettò sul mio corpo con tutta la sua persona, e addormentatosi all’istante, soffocò tutte le mie gutturali implorazioni di soccorso in un russa-