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Pagina:Poemetti allegorico-didattici del secolo XIII, 1941 – BEIC 1894103.djvu/327

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il fiore 321

CLXXX

La Vecchia.

     «Sí de’ la donna, s’ell’è ben sentita,
quando ricever dovrá quell’amante,
mostralli di paura gran sembiante,
4e ch’ella dotta troppo esser udita,
e che si mette a rischio de la vita.
Allor de’ esser tutta tremolante,
dir ch’ivi non puot’esser dimorante:
8poi stea, che lor gioia sia compita.
     Ancor convien ched ella si’ accorta
di far che v’entri per qualche spiraglio,
11ben potess’egli entrarvi per la porta;
ché tutte cose ch’uom ha con travaglio
par ch’uon le pregi piú e le diporta.
14Quel che non costa, l’uon non pregia un aglio.»

CLXXXI

La Vecchia.

     «E quand’ella será rassicurata,
tantosto si gli de’ correre indosso,
e dir: ‘Lassa tapina, ben mi posso
4chiamar dolente, s’i’ son arrivata
ched i’ sí amo, e sí non son amata!
Molt’ho lo ’ntendimento rud’e grosso,
quando il me’ core s’è sí forte ismosso
8d’esser di voi cosí innamorata’.
     E po’ sí gli rimuova quistïone,
e dica: ‘La lontana dimoranza
11ch’avete fatta, non è san cagione!
Ben so che voi avete un’altr’amanza,
la qual tenete in camera o ’n prigione’.
14Sí mosterrá d’averne gran pesanza.»