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SILENZIO

(FAVOLA)


Dei monti i gruppi dormono
e le balze e i declivii
e le convalli e quanti
nutre la terra animali....
. . . . . . . . . . . . . . . .
hanno chiuse le ciglia.
                    ALCMANE1



Odi," disse il Dèmone, a mi posò la mano sul capo. “Presso le rive del fiume Zaira, nella Libia, è la malinconica terra di cui parlo e là non è quiete, non è silenzio. Le onde del fiume hanno l’aspetto di acque malsane tinte di croco e non si gittano nel mare, ma scorrono, scorrono sempre sotto l’occhio di fuoco del sole, in tumultuosa convulsione. Molte miglia lungo i margini del fangoso letto si stende un pallido prato di ninfee gigantesche, che in quella solitudine, sospirando l’una all’altra, tendono verso il cielo i lunghi spaventevoli steli, con tremule le immortali corolle. E da quelle ninfee un mormorio confuso, come d’impetuose acque sotterranee, si diffonde intorno. E l’una all’altra sospira.

“Ma il loro reame ha un limite – la foresta tenebrosa, orribile, l’alta foresta. Come il mare intorno alle Ebridi, la bassa selva continuamente ondeggia: ma niun alito di vento muove l’aria. Le alte piante primordiali, perpetuamente quassate, mandano croscianti e possenti suoni. E dalle loro eccelse cime ad una ad una stillano gocce di eterne rugiade. Ai loro ceppi giacciono strani fiori velenosi che si contorcono in irrequieto sonno.

E in alto, le nubi cineree, frusciando fragorosamente, si slanciano verso l’occidente, sempre, finché come una cateratta, affondano dietro l’orizzonte infocato. Ma nel cielo immenso non c’è soffio di vento, e presso le rive del fiume Zaira non è quiete, non è silenzio.

  1. Trad. Fraccaroli.