Pagina:Poemetti italiani, vol. I.djvu/190

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     L’un nell’altra ha tuttor speranza, e fede,
Ma prole magra, e al genitor simile
Nacque pur troppo dalle fredde tede.
     Così fu Pedantismo, che di stile,
Tropi figure regole severo
Sempre parla, e d’Esempio in tuon servile.
     D’Amore intanto sotto il dolce impero
Pur venne il Gusto, e d’una tal fanciulla
Fantasia detta s’invaghì davvero.
     Piacquersi entrambi al primo sguardo, e sulla
Buona fè si legaro, e s’aman anco
Benchè spesso il cervello a costei frulla.
     Che gaja, e vispa sul piè destro, e manco
Sempre saltella, e al facile marito,
Se può, furtiva si sottrae dal fianco.
     Corre dietro al Capriccio, il quale ardito
Or le fa vezzi or beffa, e con costui,
Dicon, tiene talor notturno invito.
     Quind’è che sì sovente i parti sui
Son dissimil tra lor, nè facil cosa
È i veri scerner dai supposti, altrui.
     Leviamo il velo all’una, e all’altra sposa,
E l’Arte fiacca, e Fantasia sospetta
Vedi, e stolto chi troppo in lor riposa.
     Là Pedantismo, qui Capriccio detta
Carmi, e giudicj, e l’un non men fallace
Però dell’altro con ragion t’aspetta.