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Al villan pauroso vi mostrate,
Chi vi guidò fu queste amene sponde?
Ma dall’alata schiera ecco si spicca
Lucido spettro, che si slancia in alto,
E, le membra ingrossando in un momento,
Si fa gigante, il capo egli nasconde
Già fra le nubi, e il piè gli azzurri campi
Calca dell’oceano; ad un suo cenno,
Rotte le ferree, ed orride catene,
Dall’infernal caliginosa stanza
Escon fremendo il turbo, e la tempesta;
Di ferrugineo velo il sol si copre;
Fra l’ombre inusitate il dì s’asconde
D’intempestiva notte; e già dell’aria
Fra i tenebrosi campi in fiera lotta
Con fremiti confusi urtansi i venti.
Rapide strisce di sanguigna luce
Squarcian le nere nubi, e in mezzo al cupo
Romoreggiar della cadente, e spessa
Grandine ruinosa orrendo scoppia
Con fragor rotto, e ripercosso il tuono.
Sferzan dell’ocean l’onde sconvolte
Fischiando furibondi Africo e Noto,
E sul pendio d’una montagna acquosa
Collo sdruscito fianco, e le squarciate
Vele ondeggiar senza governo un legno,
E ruinar precipitoso al basso