Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/128

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Indocil chioma in non usate anella:
Del grosso panno, e ruvido la spoglia,
Ed in lucida seta i membri avvolge;
Si fa gentile il portamento, il fianco
Rilevato, tondeggiano le braccia,
Drizzasi il curvo tergo, il sottil collo
Par, che s’inalzi; e intanto il rigoglioso
Turgido seno imprime entro il cedente
Drappo al cupido sguardo orma soave:
E sotto il nuovo culto, e l’occhio nero,
Ed i candidi denti, e la nativa
Porpora delle guance, che la pesca
Tinta dal Sole estivo emula e vinte
Si rabbellisce e nuove grazie acquista,
     Febo si tacque, e il dotto aureo volume
Porse alla Dea, che colla chiara tromba
„ L’uomo trae dal sepolcro, e in vita il serba.
Ella battendo le sonore penne,
Dell’immortalità recollo al Tempio;
E Apollo intanto dell’eterno alloro,
Che ombreggia il sacro marmo, un ramo svelse,
E all’onorate tempia intorno intorno
Della gran Donna di sua man l’avvolse,
Fra l’armonia dell’agitate corde,
Fra i lieti applausi, ed i festosi viva
Montagù tosto risuonar s’udio:
Montagù replicaro i sacri spechi,