Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/14

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     Piagni che morte trionfa del viso
Di cui tu lieta trionfar solevi,
Piagni, che le bellezze ha il Paradiso
Di cui tu s’un cespuglio alma godevi
Piagni che’l bel color vivo, e conquiso
Di cui men bianche eran le fredde nevi,
Piagni, che perduto hai tant’altri doni,
Che più grati ti fur di quei d’Adoni.

     Mandando il Mintio lagrimosi rivi
Pe gli occhi fuor piangean l’erbe e le foglie,
E già vedrete gli silvestri Divi
Correr da’ boschi a disfogar lor doglie,
Le sacre muse sparto aveano quivi,
Ciò che d’odor soavi si raccoglie,
Concordando le voci in flebil versi
Per quai la terra, e ’l ciel lagrime fersi.

     Veracemente allor Giove supremo
Mosso a pietade fu de’ pianti amari,
Venne una nube, a referirlo tremo,
Chiara più che di Febo i raggi chiari,
Rapì quell’arme in guisa, che vedemo
Pingersi sopra nostri sacrii altari
Dagli occhi umani esser levato Elia
In ver del ciel per sconosciuta via.