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LA VISIONE DI PALLADE


POEMETTO


DI


AGOSTINO PARADISI


Mentre da l’ali pallide scotea
L’umida notte i lievi fogni, e i vani
Fra ’l paventato orror dubbj fantasmi;
Del Rangonio Imeneo vigile i plausi
Io meditava ne’ sudati carmi:
Ma la tacente fantasia, discorde
Dal buon voler, sul lavor tardo indarno
Affaticava il desolato ingegno.
Quando improvviso per la chiusa cella
Splendor rifulse a me, che la pensosa
Anima scosse per le vie del guardo.
Volsimi, e quale ne gli sculti marmi
Di Policleto, e di Mirone, espressa
Pallade vidi ne le note forme.
Vidi la Dea: non qual da l’arduo cocchio
Con la minaccia, e col terrore al fianco,
Esulta fra le stragi, e con le torve