Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/64

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Vedilo poscia ad alti uffici eletto,
Sublime messaggier d’Adria partirsi;
Vedilo abbandonar la natal foce
Nobil fiume, che dee, mutando climi,
Crescer d’onda, e di nome, Iberia vede,
Vede il possente Regnator Ispano,
Sotto il cui scettro ossequioso il sole
Suddito nasce, e cade. Abile a i dolci
Studj di pace, abile all’armi ammira
La bellicosa Senna, e il Re, che i Numi
Testè serbaro per serbare al mondo
Quel che fargli potean, dono migliore;
L’invitto Re, nella cui man si stanno
Or l’iraconde folgori di guerra,
Che tardi strinfe, e che depor non puote
Placato alfin, che alle vittorie in grembo.
Piacque a i Re grandi, a cui piacer si tiene
Supremo in terra onor. Trovar potero
Nelle lor menti a i sommi Dei vicine
Grazia, e fede i fuoi detti. Avea compagna
Prudenza al fianco, antica Dea, che vela
Di palma a crescer lenta il crin canuto,
E a moderar l’uman viaggio esperta
In mille modi il buon cammin ritrova,
E in mille modi la difficil riva
Delle cose nel turbine agitato
La vittrice afferrar. Fra l’ardue cure