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     Tal che dopo mill’anni ancor si dica,
Questo è ’l fiume che tanto a Lidio piacque,
Quinci e’ giva a veder la sua nemica,
Che per sua pena eterna al mondo nacque;
Qui qualche volta ebbe fortuna amica,
Qui spesso col suo pianto accrebbe l’acque,
Qui gli venne talor lo spirto meno
Mirando il Sol de’ begli occhi sereno.

     Così nelle tue rive erbette, e fiori
Possan d’ogni stagion freschi trovarsi,
E ne’ tuoi dolci e limpidi liquori
Venga l’alma mia Dea sempre a specchiarsi;
E ti gradisca in sì sublimi onori,
Che debba al nome tuo sempre inchinarsi
Quel ch’ha sepolto chi mal resse il lume
Re degli altri superbo altiero fiume.

     Così detto, dolente il cammin tolsi,
Ove mia forte ria mi conducea;
Ahi quante volte indietro mi rivolsi
Guardando al bel terren, che s’ascondea
Agl’occhi miei, ahi quante volte volsi
Tornarmi, e quante volte mi dicea
La ragione, infelice a che più guardi
Giungendo legne al foco, ove tutt’ardi?