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juvenilia 143


LXV.

ALLA MEMORIA DI D. C.

mortosi di ferro il iv novembre mdccclviii


Te, fratel, piango, e piango de la bruna
Tua giornata l’occaso, che seduto
Ne le stanze paterne al cor più sento.
Lenta sale pe ’l freddo aere la luna,
5E largamente il cielo inalba, e il muto
Colle riveste e ’l nudo pian d’argento:
Per li verdi oliveti infuria il vento
Profondo, e intorno ogni animal si tace.
Nel riso e nel tepor di primavera,
10Tristo cor mio, qual era
Di questi luoghi la serena pace!
Qual fu a vederlo con ardor virile
Ruotare in breve giro agil destriero
E disserrarlo per l’aperto campo!
15Gli occhi suoi mesti allor metteano un lampo,
Correa co’ freschi venti il suo pensiero
De l’anno e de l’età nel dolce aprile;