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156 juvenilia


LXVII.

MAGGIO E NOVEMBRE


I.


Ove sei, ché di Delfo in van ti chieggo
A’ fatidici lauri e tace Delo,
O re de’ canti e de la luce? Eterna
La giovinezza avesti, ed il piú bello
5Eri de’ numi. A te serenatore
De’ templi ermi de l’etra ardea la danza
De le titanie vergini, e Anfitrite
Sorridea, dal divin talamo il capo
E le braccia porgendo. A te i mortali
10Venian con preci ed inni, o re Agïeo
Da la cetera d’oro, allor che Licia
T’accogliea ne’ suoi gioghi e i patarei
Dumeti impressi dal sereno piede
Fiorian di primavera, e quando in core
15Amor prendeati di tuffar la bionda
Chioma, stupor d’ Olimpo, entro il bel Csanto