Pagina:Poesie (De Amicis).djvu/245

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« E non è ver ch’egli non m’abbia amore,
« Che sia un tristo, un feroce, un aguzzino;
« Se qualche volta mi maltratta.... è il vino
« Che gli perverte il core.

« E non è ver che giochi e vada attorno
« Ed io muoia di fame: egli lavora....
« Si sa; non campo come una signora;
« Ma ho del pane ogni giorno.

« E poi, che serve? Quel che è stato è stato;
« Non è la morte un mese all’ospedale;
« M’ha messa in letto: ebbene? È meno male
« Che se avesse rubato.

« Perchè mi guarda al collo impietosita?
« No, mi creda, sorella, io non l’inganno;
« Me la feci col fuso, è più d’un anno,
« Da me, questa ferita.

« Oh un anno fa, se avesse visto, suora,
« Che vita si facea queta ed onesta!
« Quando s’usciva insieme i dì di festa
« Fuori di Borgo Dora,