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LA MUSOGONIA 103

Verrà poscia stagion ch’altre due dive
     Faran la scusa del suo basso affetto1,
     Quando Anchise del Xanto in su le rive
     E quel vago d’Arabia giovinetto
     Famoso incesto delle fole argive2,
     La dea piú bella stringeransi al petto;
     E sul sasso di Latmo Endimïone
     176Vendicherà Callisto ed Atteone3.
In poter dunque di due tanti dei
     Congiurati in suo danno, Amore e Giove,
     Cess’ella al frodo, e castitate a lei
     Porse l’ultimo bacio, e mosse altrove.
     Forniro il letto allegri fiori e bei4
     Spontaneo–nati ed erbe molli e nuove,
     E intonâr consapevoli gli augelli
     184Il canto nuzïal fra gli arboscelli.
Facean tenore5 alle lor dolci rime
     L’aure fra i muti e ancor non dotti allori6,
     E il vicino Parnaso ambe le cime7
     Scotea, presago de’ futuri onori.
     Le scotea Pindo ed Elicon sublime,
     Che i lor boschi sentian farsi canori;
     E Temide di Vesta in compagnia8
     192Dall’antro a Febo già dovuto uscía.
Tre volte e sei l’onnipossente padre
      Della figlia d’Urano in grembo scese,


172-3. E il famoso d’Arabia giovinetto Lungo argomento delle fole argive, (C. ’21).

184. su gli arboscelli (C.).

190. Che i suoi boschi sentia (C. ’21).

194. Di Mnemosine in grembo egli discese (C. ’21).

    retra.

  1. Quando Anchise ecc.: Anchise, pastore troiano (il Xanto scorreva presso Troia), fu, com’è noto, amato da Venere, che gli partorì Enea. Insuperbito dell’onore, se ne vantò: ma fu punito dal fulmine di Giove, che, non istornato del tutto da Venere, lo rese debole per il restante della vita. Cfr. Virgilio En. II, 647.
  2. E quel vago ecc.: Adone, anch’esso pastore (Virgilio Ecl. X, 18), nato dall’incesto di Cinira e Mirra. Cfr. Ovidio Metam. X, 298.
  3. E sul sasso ecc.: Endimione pastore «stava dormendo nella spelonca di Latmo, monte della Caria, quando Diana, lodata tanto per pregio di castità, lo vide, e ne fu presa d’amore. Cosi Endimione fece la vendetta della Ninfa Callisto maltrattata da quella dea per non aver saputo custodire la sua virginità; e la fece pur d’Atteone, trasformato da lei in cervo e lacerato dai propri cani, perché ebbe la temerità di mirarla nuda mentre si bagnava nel fonte di Gargafia». Mt.
  4. Forniro ecc.: «Non è diverso in Omero il talamo di erbe e di fiori che la terra somministra a Giove, quando si addormenta in braccio a Giunone sul monte Ida». Mt. Cfr. Iliad. XIV, 347.
  5. Facean tenore: s’accordavano armoniosamente.
  6. Fra i muti ecc.: perché non erano ancora nate lo Muse.
  7. ambe le cime: Cfr. Ovidio Metam. II, 221.
  8. E Temide ecc.: «Era alle falde del Parnaso una spelonca che, al riferire di Pausania, fu sacra primieramente alla dea Tellure (la stessa che Vesta), la quale mandava di là i suoi oracoli. Vesta