Pagina:Poesie complete di Vittoria Aganoor, Firenze, Le Monnier, 1912.djvu/281

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Alcun veste di seta e dalle scale scende là della reggia in cotta e sproni. Ben si veggon da lunge i padiglioni di porpora sui cento archi d’opale.

Altri vien su dalla brughiera, in grossa tela, e mi stende le callose mani; «Sappi — mi dice — sappi che domani comincera la tacita riscossa!»

Altri vi son che mutano la veste ogni giorno, assai docili al comando: l’han tutta nera s’io son triste, e quando sono lieta, han la tunica celeste.

Così se nella pace, e di lavoro alacre, corre allegra la giornata, su per i clivi e giù per la vallata io li vado chiamando e dico loro:

Venite, o voi, gli eterni adolescenti cui sempre intorno aleggia primavera, e, come un dì, la magica bandiera della speranza dispiegate ai venti;

e, come un dì, sovra l’elmetto d’oro, annunzio e segno di vittoria, sia per la mia fede e per la gioia mia vivo e verace un ramoscel d’alloro.