Pagina:Poesie complete di Vittoria Aganoor, Firenze, Le Monnier, 1912.djvu/484

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dovuto restaurare la chiesa con quei danari, o, meglio ancora, darli ai poveri, invece che comprar quadri, e che questo e che quello, e tante ne dissero e tante ne fecero che don Mario nascose la sua Madonna per far tacere la gente e far loro credere, mettiamo, d’averla rivenduta; ma a separarsene non pensava punto, e a me, perchè mi vuol bene, sapete! la mostrava ogni tanto, con un sorriso così contento che, vi assicuro, v’inteneriva.

Un mese fa tornava da una delle sue escursioni attraverso i campi, nelle quali trova sempre modo di far del bene, perchè è buono, sapete! ma buono proprio davvero; era appunto uscito dalla casa della Maria, una povera donna, sempre malata, moglie di Bista, il bottaio, un omaccio, e vi figurate se v’era andato a mani vuote! Tornava dunque a casa che il sole cadeva, col suo passo lento, guardando la campagna e godendosi il tramonto, che dice la più santa ora del giorno, quando Bista, che appunto rincasava, gli passa accosto e senza fermarsi gli butta in faccia queste parole:

— Sì, sì, i quadri, parrocaccio... (e lì un’infamia); gli altri che stentino il pane e i malati che crepino!... — Quando don Mario tornò in canonica, (io lo vidi pel primo, perchè stavo sulla porta ad aspettarlo) era più bianco d’un cero, gli occhi pieni di lagrime che tratteneva a forza, le labbra tremanti come un bimbo stremito; appena mi fu vicino mi gettò le braccia al collo, e uscì in un tale scoppio di pianto che gli sentivo sussultare il cuore sul mio petto.

Appena si riebbe un poco, mi raccontò alla meglio ogni cosa, giurandomi che avrebbe venduto il quadro appena trovasse il compratore. — Ma (ripeteva sempre) me lo pagheranno poi... quello che mi costò? ca-