Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/105

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               Lamentosa prorompe: « Oh delle mie
               564» Viscere amati frutti! ov’è chi prenda
               » Cura di voi, quand’io sarò sotterra?
               » — Per mezzo mio li aiuterà il Signore! »
               Dice l’illustre donna ivi prostrata;
               568E s’alza, ed alla vedova giacente
               Le braccia stende, e al sen la stringe; e questa
               Effonde il core in voci alte di gioia,
               Dicendo: « Io moro consolata! a’ figli
               572» Che in terra lascio, resterà una madre! »
                    Io vidi, io stesso un giorno in mezzo a’ campi
               Avvïarsi la visita d’Iddio
               A povera magion. Seguii la turba,
               576Per l’infermo pregando, e quell’infermo
               Canuto essere intesi agricoltore
               Presso al centesim’anno. Ove giacea
               L’onorato vegliardo? In una stalla!
                    580A manca erano i buoi; spazio bastante
               Libero stava a destra, e un letticciuolo
               Ivi il padre capìa della famiglia.
               E in quella stalla il Creator del mondo
               584Entra a soccorrer l’uomo! ad onorarlo!
               A nutrirlo di sè! tanto è il prodigio
               Dell’umiltà divina, o tanto agli occhi
               Del Crëator sublime cosa è l’uomo!