Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/108

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Ed anco a tal dannato a fera morte
     Religïon moltiplica sua cura:
     Ella sola al gran passo il rende forte,
     629Che vinta da terror fora natura.
     Arrivato d’un tempio appo le porte
     Perchè il fermano? Oh ciel! che raffigura?
     Dall’altar mossa l’Ostia avvivatrice,
     633Conforta ancor la vittima infelice.

E la vittima piange benedetta
     L’ultima volta dal Signore in terra,
     E con più vigoroso animo accetta
     637La fune onde il carnefice la serra:
     Che è mai la morte al misero che aspetta
     Grazia colà, dove non è più guerra?
     Ch’è mai la morte all’uom quaggiù imprecato,
     641Se Iddio gli dice in cor: « T’ho perdonato! »

                             ................

          Le varie pompe tutte
     Uopo non è che annovri il verso mio,
     Onde sovente addutte
     L’anime sono a rammentarsi Iddio,
     E onde abbelliti vanno
     647Di vita il corso ed il postremo affanno.