Tai detti al cor scendean del generoso
Che il bel profondamente ne sentiva;
E al vecchio amico rispondea: — « Non oso 60Sperar che in mar cotanto io giunga a riva;
Ma vero è ben che più non ho riposo,
Dacch’egli è forza che dubbiando io viva,
E un dì tua sicuranza acquistar bramo, 64E il mister della Croce onoro ed amo ».
E siccome al buon Giovio sorridea
Con ossequio amantissimo di figlio,
Così sul mio Manzoni Ugo volgea 68Quasi paterno, glorïante ciglio:
In esso egli ammirava e predicea
Di fantasìa grandezza e di consiglio,
Forte garrendo, se taluno ardìa 72Di Manzoni schernir l’anima pia.
Tal eri, o mio sincero Ugo; e più volte
Io pure udii tuoi gemiti secreti,
Qualor non prevedute eransi accolte 76Su te cause di giorni irrequïeti.
Ln guancia t’aspergean lagrime folte
Ricordando i fuggiti anni tuoi lieti:
— « Percuotemi, sclamavi, un Dio tremendo, 80Che offender non vorrei, ma certo offendo! »