Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico I.djvu/26

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Egli è un astro smarrito ed oscurato
     Che di sua prisca gloria un raggio serba,
     36E volge a rallumarsi ogni conato.

Egli è una cosa angelica e superba,
     Egli è un Nabucodonosor del cielo,
     39Dannato co’ giumenti a pascer l’erba.

Sull’intelletto suo s’è steso un velo,
     Ch’ei maledice ed agita, e attraverso
     42Scorge il tesor perduto ond’è sì anelo.

Come offes’egli il Re dell’universo?
     Qual fu l’arbor vietata ch’egli ha tocca?
     45Sin quando in mezzo a’ vermi andrà disperso?

Basti che mentre di giustizia scocca
     L’ineluttabil folgore sull’uomo,
     48Sull’uom misericordia anco trabocca.

Basti che sì da colpa ei non è domo,
     Che per mano di Dio non debba pure
     51Frangere il giogo, e avere in ciel rinomo.

Basti ch’ei fra ignominie e fra sciagure
     Sta grande e conscio di virtù divine,
     54E gli destan rossor vizi e lordure.