Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/21

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     E qual degl’imbarcati urla, qual prega
     135Con pentimento e con secrete angosce,
     Quale il nocchiero interroga, e il nocchiero
     Non risponde, ma sibila convulso.
          Oltre a tai casi dì terrore, a cui
     Aldigero e Romeo s’eran per lungo
     140Vario peregrinar dimesticati,
     Da’ lor nobili cuori assaporata
     Era la voluttà delle battaglie
     Nelle imprese santissime, e il terrore
     Conoscean delle stragi, e l’alta febbre
     145Della sconfitta, e del trionfo i gaudii.
     E sovente il canuto ad Aldigero
     Avea parlato questi detti:
                                                          ― A’ vati
     Uopo è molto veder, che terra e cielo
     Offran lor di magnifico e tremendo,
     150E ciò che s’è veduto indi in solinghe
     Ore volger nell’alma conversando
     Colla propria mestizia, e colle sacre
     Memorie degli estinti, e col Signore
          Eccoli ambi in Verona. Ivi li trasse
     155La fama dell’eccelso intendimento
     Che tanti spirti congrega da mille
     Contrade lontanissime, e la fama