Pagina:Poesie inedite di Silvio Pellico II.djvu/231

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Mostrossi allora al pauroso orecchio
Della fanciulla pria che agli occhi.
                                                                     — O padre,
Odi tu, disse, odi tu roco un suono
135Simile al suon della bufera o a quello
Di molte acque correnti?
                                                    Il vecchio capo
Ei soffermò, ed immemore un istante
Delle sue angosce, alzò la barba e rise.
     — Oh di qual gioia quel fragor m’empiea
140Negli anni miei di gloria! È il campo, o figlia!
Noto è ad orecchio di guerrier quel suono,
Come voce di sposa al suo diletto.
Un dì così fremente io il bellicoso
Aere appena sentìa, sovra il mio scudo
145Battea forte l’acciaro, e dai precordii
Metteva un grido che atterrìa da lunge
Del nemico le scolte. E i miei congiunti
Dicean: « Voce è d’Aroldo, oggi si pugni,
Chè dove è Aroldo, è la vittoria ». Or fiacca
150È questa voce, e più la destra, e al breve
Giubilo del guerrier tosto succede
In me a quel suono il trepidar del padre.
     Proseguiro alcun tempo, e quindi Clara,
Che sino allor söavemente a’ detti