Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/325

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i - invito a lesbia cidonia 315

135sul fianco del Vesevo onda rovente.
O di Pompeio, o d’Ercole giá cólte
cittá scomparse ed obliate, alfine
dopo si lunga etá risorte al giorno!
Presso i misteri d’Iside e le danze,
140dal nero ciel venuto a larghi rivi,
voi questo cener sovraggiunse; in voi
gli aurei lavor di pennel greco offese.
     Dove voi lascio, innamorati augelli,
sotto altro cielo ed altro sol volanti?
145Te risplendente del color del foco,
te ricco di corona, te di gemme
distinto il tergo, e te, miracol novo,
d’informe rostro e di pennuta lingua.
Tu col gran tratto d’ala il mar traversi,
150tu pur, esile colibrí, vestito
d’instabili color, dell’etra ai campi
con brevissima penna osi fidarti.
     Ora gli sguardi a sé col fulgid’ostro
chiaman dell’ali, e con le macchie d’oro
155le occhiute leggerissime farfalle
Gnor d’erbose rive: ai caldi soli
uscir dal career trasformate, e breve
ebbero il dono della terza vita.
Questa suggeva il timo, e questa il croco,
160non altramente che dall’auree carte
de’ tesori dircèi tu cògli il fiore.
Questa col capo folgorante l’ombre
rompe all’ignudo american che in traccia,
notturno, va dell’appiattata fera.
     165E voi non tacerò, voi di dolci acque
celeri figli e di salati stagni:
te, delfin vispo, cui del vicin nembo
fama non dubbio accorgimento diede,
e pietá quasi umana, e senso al canto;
170te, che di lunga spada armato il muso